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“Le uova a purgatorio, quelle che assomigliano alle anime “pezzentelle””

Uova in purgatorio

Le uova a Purgatorio sono uno di quei piatti poverissimi che hanno il potere di riportare di colpo all’infanzia. A momenti dimenticati, eppure tanto vivi e vicini da tornare alla memoria con impeto incredibile. Quasi fossero accaduti ieri e non quasi cinquanta anni fa.
Pochi ingredienti, semplicissimi. Che proprio per questo vanno scelti con estrema cura: cercando sapore e qualità. Oltretutto, è anche piatto economico: spendere quindi qualche decina di centesimi in più per scegliere la qualità non farà troppo male manco al portafoglio.
 
Le uova, innanzitutto.
Vivo quasi in campagna, per cui mi capita a volte di avere per le mani uova *vere*, di contadino. Un po’ pallide, magari, rispetto a quelle cui ci hanno abituati i super, ma con molto più sapore. Se voi invece non avete di questa fortuna, prendetele pure al super scegliendole però biologiche. Costano un po’ di più di quelle allevate a terra – quelle in gabbia, per favore, non consideratele neppure – ma per un piatto come questo sono soldi ben spesi.
Uova in purgatorio

Poi, il pomodoro.
Su questo, non so che abitudine avete voi. Io, nata in Campania e cresciuta a base di pomodori San Marzano e bottiglie di passata casalinga,  non riesco ad usare pomodori che non siano davvero *buoni*.  Essendo però il pomodoro un prodotto da tutti i giorni manco mi posso permettere di comprare prodotti di nicchia a prezzi di nicchia. E allora, sapete cosa faccio? Una volta all’anno telefono direttamente in azienda e mi metto d’accordo  per una spedizione che mi riempia qualche scaffale in garage. In questo modo ho dei pomodori tra i migliori del mondo ad un prezzo da super. E scusate se è poco. Qual é questo pomodoro? Si chiama Agrigenius e se non lo conoscete vi consiglio vivamente un giro sul sito, dove potrete scoprire anche i fagioli cannellini “dente di morto” di Acerra. Ottimi: di un sapore e cremosità incredibili. E badate bene che questo NON è un articolo sponsorizzato: non *collaboro* con questo produttore. Sono semplicemente loro cliente: ma sono talmente bravi che mi piace raccontarne.

Fatte queste semplici ma doverose premesse, la ricetta. Che copio direttamente da Tommaso Esposito, visto che fu lui a farmi scoprire questi prodotti qualche anno fa, a cena in pizzeria da Gino Sorbillo.

Per quattro persone, servono:

Uova fresche 8
Passata di pomodoro 750 gr
Olio extra vergine d’oliva 50 gr
Cipolla ramata di Montoro una piccola
Sale, pepe q.b.
Parmigiano o pecorino grattugiato quanto piace

Procedimento
Tirare la cipolla nell’olio e aggiungere la  passata di pomodoro.
Salare.
Pepe. Abbondante se si vuol penare come ‘Mpriatorio.
Lasciare cuocere una buona mezzora e più.
(Oh, ma se avete del ragù avanzato va bene lo stesso, eh)
Nel finale sobollore della salsa disporre in padella le uova,  ché non si rompano i tuorli!
A fuoco lento finché il bianco si rapprenda.
Ancora in padella parmigiano e pecorino una spolverata se piace.

 
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Ps. anticipo una domanda che so già che qualcuno di sicuro farà: “Perché si chiamano in purgatorio?” Perché il colore del risultato finale del piatto, fatto del bianco dell’albume che emerge dal rosso del pomodoro accanto all’arancio del tuorlo, ricorda le bianche anime , avvolte dal rosso e arancio delle fiamme, tanto spesso rappresentate così nelle immagini votive dedicate alle anime del purgatorio (anime pezzentelle, in dialetto) che rimane, ancora oggi, culto diffusissimo a Napoli.

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