Non uno, ma quatto piatti, per un racconto fatto di sapori e ricordi che parlano di un amore incondizionato per la Campania – arricchito dal ricordo di un amore di gioventù – e per il sapore del latte di bufala. Quest’ultimo mantenuto vivo nel tempo attraverso sperimentazioni condotte in collaborazione con un caseificio di Senigallia, che gli ha consentito di conoscere – e sperimentare – in vari aspetti il latte di bufala.
Apre il racconto una combinazione di assaggi che parlano dell’intero processo produttivo: il cracker di siero e mozzarella accompagnato da una crema di latte di bufala. Accanto, un burro da spalmare sul pane ed un cannolo di ispirazione brasiliana farcito con robiola di bufala e marmellata di cocco.
Poi, la ricciola alla puttanesca: cruda e accompagnata da un sugo i pomodoro freschissimo, reso profumato da capperi sottolio e essiccati, origano di Pantelleria, acciughe di Cetara e da mozzarella, ovviamente. Semplicissimo, a crudo: profumi e sapori allo stato puro.
Poi, un viaggio indietro nel tempo. I cappelletti più classici, proprio “come li faceva la zia”, ma avvolti da una panna di bufala il cui gusto è rafforzato da quello del Bucarello, formaggio di bufala a latte crudo.
Chiude il viaggio questo dolce-non dolce: un incontro tra il gusto di i formaggio di bufala , questa volta trasformato in gelato, e la dolcezza della camomilla. Un contrasto di consistenze inaspettato ma assolutamente incantevole.