E pensare che una volta la chiamavano Campania Felix!
Già, una volta. Ora, lentamente, nel silenzio e nell’indifferenza della nostra classe politica, rischia di trasformarsi in terra di veleni. Prima i fuochi: quintali di rifiuti, spesso anche tossici, bruciati sotto i cavalcavia e in mezzo alle campagne nell’indifferenza generale. E che sviluppano fumi nocivi in grado di provocare tumori nei soggetti più deboli, bambini e anziani.
Terribile, vero? Già, ma nonostante le denunce che si sono susseguite negli ultimi anni da parte degli abitanti delle zone rovinate da queste pratiche – che non dipendono da responsabilità individuali, sia ben chiaro, ma dal controllo camorristico del territorio – il problema continua a non esistere, per lo meno per la nostra classe politica. E’ di pochi mesi fa, infatti, il commento della nostra Ministra della salute secondo cui i tumori in Campania non dipendono dal degrado da ma uno stile di vita sbagliato da parte dei suoi abitanti. Insomma, vi ammalate di cancro? Colpa vostra. Peccato che nonostante le richieste vecchie di anni non ci sia ancora un registro tumori in Campania, in grado di valutare il terribile cambiamento in atto nella salute di zone di territorio abbandonate alla camorra, più che a loro stesse.
Ma siccome al peggio pare continui a non esserci limite, due giorni fa un’altra scoperta: i pozzi avvelenati. Pozzi che, ricordiamolo, sono utilizzati nella coltivazione di prodotti che tutti, indistintamente, finiamo chi più chi meno, per ritrovarci a consumare. Sia ben chiaro: non mi interessa creare allarmismo. E lungi da me l’idea di lanciare anatemi contro i prodotti campani. Tutt’altro: la terra campana e i suoi prodotti sono un tesoro dal valore inestimabile, per la nostra economia. Soprattutto in questi tempi di crisi: per cui non sopporto che questo tesoro sia stato – di fatto – trasformato in discarica. E soprattutto, non sopporto che il problema continui ad essere ignorato e che davanti a bambini morti ad otto anni si possa parlare impunemente di stili di vita sbagliati, come se i bambini della campagna di Caivano passassero il tempo a fumar Malboro.
Certo non posso fare molto, come molto non possiamo fare noi blogger. Servirebbero fatti, e questi pare non ce siano in vista (come se non bastasse, per esempio, la storia degli stili di vita sbagliati è stata tirata fuori pure da Bondi, per spiegare la salute dei tarantini). Ad una cosa però non possiamo e non dobbiamo rinunciare: tentare di dare voce ai cittadini colpiti da questa tragedia.
“Gentile Ministro Lorenzin,
Sono un semplice cittadino di 21 anni, le scrivo come tale, non essendo affiliato ad alcun movimento politico o organizzazione. Come molti miei coetanei in tutta Italia, da Varese a Trapani, studio all’Università (Medicina e Chirurgia), faccio attività fisica, ho degli interessi culturali che coltivo, degli amici, dei genitori che pagano le tasse. Ma nonostante ciò, non sono ESATTAMENTE come i miei coetanei del resto d’Italia, ed il motivo è molto semplice: io vivo a San Felice a Cancello.
Come lei di certo saprà, San Felice è l’ulteriore vertice di quel tristemente notoTriangolo della Morte che comprende Nola, Marigliano, Acerra, e paesi limitrofi (come Pomigliano d’Arco, paese già noto per altre problematiche) a cui si aggiunge la Terra dei fuochi a nord di Napoli, e la zona compresa tra Caserta e Maddaloni, dove si trova la cava Cementir.
Fin da quando ero piccolo, nella mia famiglia ci saranno stati almeno una decina di casi di tumore, due dei quali sono stati letali, mentre gli altri sono stati fortemente debilitanti fisicamente ed emotivamente.
Se Lei venisse qui e interpellasse delle persone a caso a Caserta, Maddaloni, San Felice o Acerra, scoprirebbe che tutti – dico sul serio: TUTTI – hanno avuto un caso di tumore in famiglia. Addirittura, due mie compagne di Liceo hanno perso i loro padri, a causa di un tumore. Sa qual è la cosa più triste? L’abitudine.
Noi di questa terra abbiamo a che fare con talmente tanti casi di tumore ogni anno, che ormai non ce ne sorprendiamo più: vediamo a questa malattia come ad una spece di “norma”, ci rattristiamo quando veniamo a sapere di qualcuno che si ammala, ne conosciamo la gravità, ma sappiamo che vivendo qui era quasi inevitabile.
Ministro della Salute, la prego, ci dia lo strumento per combattere questa battaglia: istituisca il Registro Tumori nella Regione Campania.
So che Lei ha dichiarato da poco di voler affrontare la problematica iniziando a studiarne l’epidemiologia, ebbene: ci dovrebbe essere già uno strumento per questo, se non fosse che la Consulta lo dichiarasse illegittimo perché non rientrava nei piani di rientro del deficit sanitario. Ministro Lorenzin, non so cosa pensassero i Giudici della Corte Costituzionale quando hanno emesso questo verdetto; io so solo che mio cugino non ha mai potuto compiere 14 anni.”
Ecco, io ho deciso di firmare questa petizione visto che – per quanto mi riguarda – pensare alla mia cucina senza i prodotti campani è impossibile. Spero lo facciate anche voi e che – magari – diate spazio sui vostri blog al racconto di quanto sta accandendo in Campania.
E, soprattutto, di quanto non è ancora accaduto per provare a cambiare le cose.