Conoscete Prato?
No? allora, mi spiace ma devo darvi una brutta notizia: non conoscete nemmeno la Torta Setteveli di Luca Mannori, le pesche dolci del Sacchetti, i profumi del Forno Mattei, la superba architettura de la Ferdinanda e un sacco di altre cose. Che non conoscevo neppure io, confesso, ma che ho scoperto grazie ad una partecipazione – parziale, purtroppo: avevo il treno prenotato verso sud e a metà tour sono dovuta scappare via – a EatPrato, una tre giorni per celebrare 300 anni di vino e di gusto.
Non ci ero mai stata e devo dire che ho scoperto di aver fatto male a non andarci. Molto male.
Ci sono arrivata in una mattina di estate, di quelle un po’ bagnate dalla pioggia ma per queste ancora più ricche di colori. Il verde della campagna era infatti pieno e luminoso: avete presente il tipico paesaggio toscano da cartolina? ecco, proprio quello e abbiamo potuto apprezzarlo *dall’interno* nel nostro viaggio verso la Villa Artiminio, conosciuta come la Ferdinanda, perché fatta costruire da Ferdinando I dei Medici nel 1596, patrimonio dell’UNESCO.
Prima di visitarla, però abbiamo avuto un momento in cucina di quelli che non si dimenticano: mani in pasta in compagnia. Roba da blogger, insomma: sotto la guida di la chef Michela Bottasso, del ristorante Biagio Pignatta, (dal nome del primo maggiordomo di Ferdinando I) abbiamo preparato insieme tagliatelle all’uovo, strigoli e petto di anatra all’arancia. Il nostro pranzo, insomma, accompagnato ovviamente dai vini Artiminio.
Una volta rientrati a Prato, siamo stati accompagnati in visita al Museo di Palazzo Pretorio, dove ci sono stati regalati i racconti sulla storia artistica di questa città. Per esempio, la vita di Filippo Lippi e il suo amore per Lucrezia. Lui, un frate, lei una monaca: si conoscono, si innamorano e fuggono insieme. Non si sposano mai, nonostante ottengano la dispensa papale per sposarsi ma il loro amore è raccontato in tutte le sue opere, in cui Filippo non perde occasione per immortalare la sua bella.
Poi, l’aperitivo: in alto, sul terrazzo di Palazzo Pretorio con vista sulla città. E poi la cena, nella stupenda cornice di Giardino Buonamici.
L’indomani, il momento da me più atteso: la prima colazione alla pasticceria Mannori dove, finalmente, ho potuto assaggiare la Setteveli , la torta che ha vinto il mondiale di pasticceria nel 1997. L’esperienza non si è però limitata all’assaggio: abbiamo infatti avuto il Maestro Mannori a nostra disposizione per circa un’ora cche ci ha raccontato del suo concetto di qualità e della sua storia professionale, fatta – molto spesso – della difesa di questo concetto. Ogni giorno, a cominciare dalle scelte quotidiane come quella degli ingredienti. Una scelta, la sua, di guardare al futuro senza mai rinnegare il passato: il che ha consentito una affermazione ben oltre i confini italiani.
Subito dopo, ancora dolci: il biscottificio Mattei. Dove non solo abbiamo assaggiato la loro produzione ma abbiamo potuto visitare il laboratorio per assistere alla produzione dei famosissimi Biscotti di Prato, del filone dolce candito e di tante altre delizie. Tutte, ovviamente, assaggiate sul campo e in diretta.
Poi, purtroppo, sono dovuta scappare a prendere il treno. Dispiaciuta di perdermi un sacco di altri appuntamenti – come la visita al Maestro Sacchetti e alle sue pesche dolci – e ansiosa di tornare presto, per scoprire altri aspetti di questa piccola e troppo trascurata cittadina. Una meta perfetta, ho scoperto, per coniugare sapore e turismo: con tante, tantissime realtà da scoprire e raccontare.