Sì, decisamente mi sta tornando nostalgia di Palermo.
Lo capisco dal mio tornare a spulciare le foto che ho scattato qualche anno fa, girovagando per i mercati siciliani. Il mio preferito? Il Capo, sicuramente. Ad iniziare dall’ingresso, dove era facile incontrare il venditore di frittole.
Non chiedetemi cosa sia la frittola: non lo so, non l’ho voluto sapere. Sicuramente frattaglie, ma ho preferito non indagare. Però non potevo non fotografare quelle mani, e per farlo ho affrontato una grande prova di coraggio. Ho mangiato un panino con la frittola, servito dalla stesse mani che state vedendo nella foto.
Ebbene sì, sono sopravvissuta. No, non posso dire che mi sia piaciuta – se ci penso, ancora mi si ripropone! – ma sicuramente mi è piaciuto poter fare questo scatto.
Cosa che mi è stata consentita solo perché ho prima dimostrato di apprezzare il cibo che il venditore stava servendo ai clienti di passaggio. Se non lo avessi fatto, lo so, il permesso non mi sarebbe stato dato. Non quello di avvicinarmi così tanto, per lo meno.
Insomma, uno scatto che mi sono dovuta guadagnare sul campo. Ma del resto, chi la conosce lo sa: Palermo è così. Non offre mai gratuitamente la sua bellezza più autentica. Occorre guadagnarsela: per esempio, parlando con la gente.
Uno degli aspetti che più amo di questa città. E che mi sta mettendo voglia di ritornare.
In ogni caso, non voglio lasciarvi con la curiosità.
Eccovi la descrizione della Frittola, da Wikipedia.
La frittola (frittula in lingua siciliana) è una preparazione tipica della tradizionale gastronomia da “strada” palermitana.
La materia prima della frittola è il risultato di una particolare lavorazione degli scarti della macellazione del vitello: attraverso un processo meccanico vengono distaccati i pezzetti di carne, grassetti e piccole cartilagini, dalle ossa. Le ossa verranno polverizzate per usi industriali, i pezzetti di carne vengono invece sottoposti ad un processo di bollitura ad alta temperatura in grandi silos. Dopo la cottura, tutto il prodotto viene torchiato per eliminare l’umido e pressato in balle. Questo procedimento di quasi liofilizzazione consente di conservare la frittola anche per anni.
Il frittularu fa “rinvenire” la frittola friggendola con lo strutto e riponendola, caldissima, in un apposito, grande cesto di vimini (il panaru), che rimane sempre coperto da uno straccio che nasconde la frittola alla vista degli acquirenti; nel frattempo verranno aggiunti degli aromi quali alloro, pepe.
Agli avventori verrà servita estraendone con la mano la giusta dose da sotto lo straccio e ponendola su un foglio di carta oleata o in un panino morbido (semprefresco, di forma fusoidale, o focaccia, di forma rotonda).