Erano anni che aspettavo questo momento. Non posso dire venti – per quanto mi sia stato chiaro sin da subito che le basi che si stavano gettando nel ’94 non erano certo le migliori possibili per l’Italia – per un po’ non sono stata tanto pessimista da arrivare a temere il peggio. Che poi è arrivato, puntuale, negli ultimi anni.
Ieri, finalmente, l’epilogo. Rimango pessimista, certo, non posso certo illudermi che il solo fatto di allontanare una persona dal parlamento basti ad allontanarlo dalla politica, ma perlomeno stavolta ho assistito alla affermazione concreta di un principio: che la legge è uguale per tutti.
E’ uguale per chi ha evaso le tasse, sottraendo risorse preziose alla collettività.
E’ uguale per chi pur di proteggere se stesso dallo scandalo della frequentazione di minorenni, ha telefonato in questura dichiarando false parentele.
E’ uguale per chi ha governato questo paese affidandosi non solo alla politica ma anche ai conti correnti di deputati – onorevoli no, è parola grossa – pronti a vendersi al migliore offerente.
Ripeto, non mi illudo che basti questo a salvare questo paese – per quanto mi costi ammetterlo la verità è che evidentemente ci meritiamo di essere governati da personaggio come questi, visto che noi italiani continuiamo imperterriti a votarli – ma almeno può essere un inizio.
Io, almeno, spero che lo sia.
Quello che è successo ieri in Parlamento mi ha fatto venire in mente un proverbio napoletano molto efficace: ” ‘O purpo se coce ‘int all’acqua soja”( il polpo di cuoce nella sua acqua, usato per dire che ognuno alla fine si cuoce nel proprio brodo) : la decadenza è stata infatti resa possibile da una legge votata dallo stesso PDL che mai e poi mai avrebbe osato immaginare a cosa avrebbe provocato solo pochi mesi dalla sua approvazione.
E quindi, per festeggiare – ma soprattutto per sperare che questo sia un nuovo inizio – l’ho cucinato. Con la patata – perdonatemi aggiunta e spiegazione – visto il ruolo che la patata, sia pur di altro genere, ha avuto nella vita di quest’uomo (e di riflesso nella nostra, visto che per esempio abbiamo pagato fior di indennità con soldi pubblici a chi altro merito non aveva avuto nella sua vita se non quello di accondiscendere a desideri sessuali di un vecchio vizioso).
Per preparare il polpo in umido, ho usato:
Un polpo (il mio in verità era un moscardino),
4 pomodori pelati sgocciolati
prezzemolo,
olio extravergine di oliva,
aglio,
pepe nero macinato al momento.
1 patata a testa
PROCEDIMENTO
Mettere in un tegame di creta i polpi, appena incominciano a cuocere, aggiungere i pomodori pelati, l’olio di oliva, l’aglio (a me piace usarlo vestito) e il pepe (il sale non è necessario: il polpo è salato di suo, magari si corregge a fine cottura).
Aggiungere una patata tagliata a pezzi non troppo grossi e completare la cottura a fuoco lento ed a pentola ben coperta. La cottura tradizionale prevedeva di “sigillare” la pentola con carta oleata (sostituibile con carta forno) legata ben stretta con lo spago attorno al bordo della pentola.
Una volta cotto (il tempo di cottura varia, ovviamente, in base alla grandezza dei polpi: per una bestiola di un chilo-un chilo e mezzo, saranno necessari dai trenta ai quaranta minuti), scoperchiare e far tirare la salsa fino a quando non diventi densa, scura e lucida.
Mangiare caldo, provando a riscaldarsi il cuore oltre allo stomaco. E provando a coltivare la speranza che questo, più che la fine di qualcuno, sia un nuovo inizio per questo paese.