Un dolce tipico catanese, preparato in occasione della festa di sant’agata. che ricorda il martirio della Santuzza, cui il crudele console Quinziano, non sopportando di sentirsi respinto, fece tagliare le mammelle.
In realtà, non ho scoperto questo dolce a Catania, ma a Palermo. Non ne avevo mai sentito parlare però la copertina di questo libro mi ha immediatamente catturato. Ero a Palermo, appunto, alla Feltrinelli. E non ho resistito.
Ora, non parlerò del libro – perchè lo ha già fatto ieri
Maria Grazia ed io non saprei cos’altro aggiungere al suo racconto, ma mi limiterò a qualche immagine della festa, che si è – come ogni anno – tenuta a Catania in occasione della festa di Sant’Agata.
Una cosa incredibile, per chi non è abituato a questo tipo di rapporto con la religiosità, a metà tra la fede e il paganesimo. Vedere poi tante persone, di tutte le età, caricarsi sulle spalle enormi ceri e compiere lungo la via Etnea questa strana forma di pellegrinaggio, è una sensazione fortissima. Amplificata dallo spettacolo delle calde luci delle fiamme che percorrono tutta la – lunghssima – strada e dal profumo di cera che finisce per avvolgervi completamente.
Forse per questo, non ho resistito: non sono riuscita a rimanere ai margini, sui marciapiedi: ho “dovuto” infilarmi nel corteo, per cercare di riprendere le espressioni di quei volti. La fatica, ma anche – soprattutto – l’orgoglio di esserci di quelle persone. Un orgoglio materializzato in quel grido ricorrente…
Semu tutti devoti, tutti? Cittadini, cittadini, cittadini! Evviva sant’Agata, cittadini!
… rischiando, in certi momenti, persino di appiccarmi il fuoco con quelle fiamme vaganti spesso assolutamente fuori controllo (la fiamma rimane dietro le spalle di chi la porta, per cui non è semplicissimo schivare i passanti, soprattutto se – come nel mio caso – sono assolutamente imbranati).
In ogni caso, una sensazione irripetibile. Sono passati 3 anni e purtroppo non sono potuta tornare a Catania. Spero nell’anno prossimo. Ora poi, avrei anche una macchina fotografica più adatta alle riprese notturne.
Minne di Sant’Agata
Ingredienti
Pastafrolla:
Farina OO, 900 grammi
Strutto 180 grammi
Zucchero a velo, 225 grammi
Uova 3
Marsala 4 mezzi gusci
Vaniglia
Cannella in polvere
Crema di ricotta:
Ricotta scolata dal siero 800 grammi
Zucchero a velo 125 grammi
Zuccata candita 150 grammi
Cioccolato in scaglie 150 grammi
Glassa di zucchero:
Zucchero a velo 350 grammi
Albume d’uovo 1
Succo di limone q.b.
ciliegine candite
Procedimento
Lavorare la farina con lo strutto, aggiungere lo zucchero, le uova, il marsala e le spezie. Impastare e lasciar riposare coperto.
Preparare la crema con la ricotta, lo zucchero, i canditi e il cioccolato.
Stendere la pasta frolla sottile tagliare dei cerchi e ricoprire gli stampi imburrati e infarinati, riempire con la crema di ricotta, preparare dei dischetti di pasta frolla e chiudere gli stampi.
Infornare a forno riscaldato, 180° sino a quando la pasta ha assunto un colore nocciola chiaro.
Sfornare e capolvolgere su una gratella a raffreddare.
Preparare la glassa di zucchero aggiungendo l’albume poco per volta e il succo di limone goccia a goccia.
Fare la colata di glassa sui dolci uno alla volta ricoprendoli in modo uniforme e disporre su ognuno di essi una ciliegina candita (che non avevo, ed ho rimediato con pasta di zucchero).
Ps. questo è un post a più mani. Non solo perché completato dal racconto di Maria Grazia, ma anche perchè la realizzazione pratica delle minne è frutto di un pomeriggio in cucina in compagnia di Flavia.