Dovendo quindi scegliere il dolce da preparare per la staffetta natalizia di Compagni di blogger, ho pensato al Roscón de reyes proprio per la sua origine antichissima e legata proprio alle Saturnali. Pare infatti che questo dolce sia nato in quelle giornate, così come pare essere nata allora anche l’usanza di inserire all’interno del dolce un legume secco: chi lo trovava, era il re della festa.
Oggi questo dolce, molto usato in Spagna e in forma diversa anche in Messico, si è legato al culto dell’Epifania, mantenendo così la sua simbologia regale grazie ai Re Magi, protagonisti della festa del 6 gennaio. E infatti nelle pasticcerie viene venduto corredato da una corona di carta dorata, che il designato dalla sorte potrà indossare nel corso della festa di cui sarà il sovrano. Del resto poi, a pensarci bene, la sua forma proprio una corona richiama: un cerchio dal colore dorato e decorato con frutta candita, sistemata sulla superficie a mo’ di gemme preziose.
Per quanto mi riguarda, però, preferisco decisamente il suo senso originario, il suo essere “dolce di speranza e di luce”. Per una come me, che conta i giorni che la separano dal solstizio di inverno, la luce resta la speranza più grande e quindi l’augurio più sentito e vero che in questi giorni posso rivolgervi… BUONA LUCE A TUTTI!
140 g di pasta madre rinfrescata avanzata dai rinfreschi del panettone*
120 g di latte aromatizzato con la buccia di un’arancia e di un limone, un pizzico di cannella, rum e acqua di fiori d’arancio (scaldato, cioè, e lasciato in infusione)
340 g di farina di media forza
70 g di zucchero
3 g di lievito di birra fresco (potete ometterlo accertandovi che il lievito naturale sia bello in forza ed allungando i tempi di lievitazione)
2 uova di medie dimensioni
60 g di burro
un pizzico di sale
cedro candito, zucchero, mandorle, ecc. per decorare
un uovo per spennellare
zucchero semolato per la guarnizione
amarene sciroppate o ciliege candite
Un paio di arance da candire per la decorazione
500 g di zucchero
Indispensabile, un tegame basso e largo dove cuocere le fette sistemandole in un solo strato.
Rovesciare quindi sul piano di lavoro imburrato e procedere con al formatura. La prima fase di questa, è simile al panettone: una formatura che assomiglia alla pirlatura (nel videdo si vede bene come viene fatto), in modo da ottenere una massa tonda e *cupolosa*. Poi, con una mano, si fa un buco nel centro e partendo da questo si maneggia l’impasto tirandolo in modo da formare una vera e propria corona (prima di procedere a questa operazione, meglio far riposare l’impasto una ventina di minuti in modo da far rilassare il glutine).
Ed ora che è pronto, cosa ci beviamo su? Al solito, ce lo suggerisce Luciano Pignataro: “si può anche non resistere all’impulso di “azzuppare” questo dolce in qualche vino. Già, ma quale? Vedo molto bene lo splendido Moscato di Trani di Rivera, la storica cantina di Castel del Monte
*ho scelto una lievitazione di tipo misto, per usare un po’ di esubero di lievito madre. In questo modo, il lievito di birra mi ha garantito il risultato. Il lievito madre, invece, il sapore. Un po’ come accade nel mio pane di rinfresco, insomma.
E se avete voglia di fare un piccolo viaggio in mezzo ai dolci, non perdetevi le altre puntate della nostra staffetta natalizia.
Oggi, per esempio, tocca a Maria, con il suo Cozonac.
12 Dicembre